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L’associazione “piùCittà” sull’operazione Double face: “Alcune riflessioni da condividere con i nisseni”

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L’operazione Double face ha fatto emergere il lato oscuro presente nella politica, nell’imprenditoria e in vasti strati della società siciliana. Da quanto affiora dagli organi di stampa, dal cuore della provincia di Caltanissetta si estendeva una rete di potere e di corruzione in grado di penetrare ogni tassello delle istituzioni e di orientare politica ed economia dal livello locale a quello nazionale. Lungi dal voler esprimere pareri di condanna verso gli inquisiti non ancora giudicati dalla magistratura, riteniamo che gli elementi emersi dalle indagini possano permetterci di avanzare una riflessione pubblica sul presente e sul futuro della classe dirigente della regione siciliana e sulla sua capacità/volontà di agire per l’interesse collettivo piuttosto che con fini utilitaristici. Ancora una volta, questo è incontestabile, alcun vantaggio è derivato al territorio in termini di sviluppo, infrastrutture, centralità dei servizi, occupazione, dall’avere suoi concittadini ad occupare cariche nodali. Anzi. Oltre ogni facile e scontato moralismo, dunque, l’intera comunità nissena è chiamata a prendere atto della situazione di decadenza sistemica per tentare vie praticabili di riforma.

All’indomani della crisi italiana di inizio anni Novanta, è notevolmente aumentato il discredito verso la politica e i politici. Proprio nel momento in cui il Paese aveva più bisogno di uomini lungimiranti per guidarlo, il grido “è sempre colpa dei politici” si è diffuso così radicalmente da produrre visioni antisistema e antipolitiche da cui oggi traiamo gli effetti più significativi. Negli anni Novanta come ai nostri giorni, la corruzione del partitismo italiano è evidente a tutti, ma la scelta di abbandonare alla solitudine quel che resta della politica in Italia non pare operazione saggia. Inoltre, l’utilizzo distorto e corrotto del potere si è diffuso, oltre che nella sfera politico-partitica, anche nel mondo delle professioni, in quello degli imprenditori e delle varie corporazioni associative. La corruzione, insomma, è divenuta sistema operante in ogni angolo della società italiana. Se la critica verso i partiti e i politici ha raggiunto alti livelli di consapevolezza tanto da spingere molti o al disinteresse assoluto o ad un impegno diretto per la gestione della cosa pubblica, la medesima critica non possiamo riscontare contro altri settori della società, egualmente compromessi o omissivi. Da questa consapevolezza possiamo affermare l’urgente bisogno di avviare e sostenere reali percorsi di crescita umana, sociale e professionale volti alla generazione di una nuova classe dirigente che sia capace di operare con onestà e etica nella politica, fra le professioni, nei sindacati, tra le corporazioni associative, coniugando animazione ideale, esperienza storica,  bene pubblico.

Riteniamo che il progetto destinato ad alimentare lo sviluppo di una nuova classe dirigente possa costituirsi su quattro pilastri: la riscoperta di un disinteressato e alto dibattito politico nella comunità; la consapevolezza di essere cittadini protagonisti del territorio ed essere chiamati a proteggerlo e sostenerlo ciascuno nei propri ruoli; la capacità di fecondare; l’arte della mediazione. La direzione di un ufficio, di un partito o di un’impresa richiede, anzitutto, l’arte della mediazione per tendere al bene comune rispetto all’atteggiamento dell’intermediario che ricerca il proprio interesse. Il politico, l’imprenditore, il sindacalista hanno come compito quello di fecondare creativamente la società tramite programmi di sviluppo a media e lunga scadenza che prendano atto delle potenzialità dei territori all’interno delle dinamiche globali. Infine, pare necessario avviare percorsi con i quali tutti gli abitanti di un territorio possano sentirsi cittadini protagonisti del proprio contesto, conciliando idealità e pragmatismo. Sulla scia di questa visione, l’associazione di promozione sociale “piùCittà” desidera intraprendere un cammino volto alla crescita di una nuova classe dirigente per la nostra comunità, che viva un servizio ispirato «ai bisogni di un mondo in tumulto come non mai» (Aldo Moro).

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