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Caltanissetta: la storia, la cultura e l’arte

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La città di Caltanissetta, al centro della Sicilia, si distende fra i monti San Giuliano, Sant’Anna e Sant’Elia. A valle, tra monte Sabucina e monte Capodarso, scorre il fiume Imera Meridionale. Qui, per ordine del Vicerè Giovanni De Vega, sotto il regno di Carlo V d’Asburgo, nel 1553 fu costruito il monumentale Ponte Capodarso, anticamente indicato come una delle tre meraviglie dell’Isola.

La storia di Caltanissetta è lunga e complessa: a partire dal VII secolo a.C., indigeni, greci, romani, bizantini, arabi, normanni, aragonesi, catalani, borboni si sono succeduti nel cuore dell’Isola lasciando tracce, testimonianze assai significative.

Gli anni successivi all’unificazione d’Italia furono caratterizzati da una grande prosperità economica. Anni legati all’intensa attività estrattiva nelle miniere di zolfo, dopo la lunga, tradizionale civiltà del grano. Il grano, nella duplice accezione di bene alimentare primario e arcaico segno rituale-simbolico, ha radici profonde nella plurimillenaria cultura agraria mediterranea. E la Sicilia Centrale da sempre, per i popoli migranti, in gran parte da oriente, è emersa dal mare come “terra promessa” fertile e generosa di spighe. Ricordo le parole di Johann Wolfgang Goethe mentre, nell’aprile del 1787, da Girgenti (Agrigento) si spostava verso Caltanissetta: «Abbiamo cavalcato sotto un sole cocente attraverso questa deserta fecondità; alla fine siamo stati contenti di arrivare a Caltanissetta. Essa si trova in buona posizione ed è ben costruita…».

La città cresce e, tra Ottocento e Novecento, è teatro di una serie di mutazioni che ne hanno ridisegnato il volto. Caltanissetta ridefinisce la propria struttura amministrativa e urbanistica, accoglie nuovi abitanti, realizza gli edifici più importanti dal punto di vista architettonico e monumentale. Edifici prevalentemente neoclassici o in stile eclettico, con paramenti murari e decorazioni in pietra di Sabucina dal tipico colore giallo ocra. Dagli anni Sessanta in poi, Caltanissetta si espande a macchia d’olio sul territorio circostante, determinando di fatto l’abbandono di buona parte del suo centro storico, dei suoi quattro, antichi quartieri: Angeli, Provvidenza, San Rocco e Saccara. Negli ultimissimi anni, però, è iniziato, pur tra limiti e contraddizioni, un positivo processo di recupero e rigenerazione del centro storico cittadino, a cominciare dal suggestivo quartiere Provvidenza.

Il centro fisico e simbolico della città è Piazza Garibardi, nell’Ottocento intitolata a Ferdinando I di Borbone. La Piazza segna l’incrocio delle vie più importanti e più belle del centro storico: Corso Vittorio Emanuele II e Corso Umberto I. La Fontana del Tritone, al centro della Piazza, suscita, evoca suggestioni mitologiche, mediterranee. Sulla Piazza domina il bianco prospetto della Cattedrale, Santa Maria La Nova, costruita tra il 1570 e il 1622, al cui interno si possono ammirare gli straordinari affreschi settecenteschi del pittore fiammingo Guglielmo Borremans e altre pregevoli opere d’arte tra cui la statua dell’Arcangelo Michele, Santo Patrono della città. Di fronte la Cattedrale l’eclettico, alto prospetto della Chiesa di San Sebastiano.

Su Piazza Garibaldi affaccia anche l’austero Palazzo del Carmine, il Municipio. Prolungamento prospettico del contiguo Palazzo del Carmine il Teatro Comunale Regina Margherita: l’interno, caldo e accogliente, presenta quattro ordini di palchi ed è decorato in stile neoclassico con inserti barocchi. Tra i bei palazzi che connotano il paesaggio urbano di Corso Vittorio Emanuele II, spiccano Palazzo Testasecca, Benintende, Giordano, Barile e Caglià Guettard. Lungo Corso Umberto I troviamo il Palazzo del Banco di Sicilia, in stile eclettico all’esterno, in stile liberty all’interno; quindi Palazzo Sillitti Bordonaro e Palazzo Canalotti. Centrale, dominante, nella veduta prospettica di Corso Umberto I, il monumento dedicato al Re d’Italia, realizzato dallo scultore di origini nissene Michele Tripisciano. La statua di Umberto I fronteggia la Chiesa di Sant’Agata e il Collegio Gesuitico, sede della Biblioteca Comunale Luciano Scarabelli e dell’Istituto Superiore di Studi Musicali Vincenzo Bellini. All’interno della Chiesa, con pianta a croce greca, stupisce per magnificenza, la cappella dedicata a Sant’Ignazio di Loyola. Nei pressi, l’edificio civile più importante e maestoso della città: Palazzo Moncada, sorto nel 1651 per volontà del principe Luigi Guglielmo I Moncada, appartenente alla famiglia dei grandi feudatari di origini catalane, dominatori e artefici della moderna Caltanissetta. Il maestoso edificio, peculiare espressione del barocco siciliano, è oggi sede della Galleria Civica d’Arte e del Museo Tripisciano; ma anche del Cinema Multisala Palazzo Moncada e del Teatro Rosso di San Secondo, appartenenti alla famiglia Mandalà. A poca distanza da Piazza Garibaldi, di fronte l’edificio centrale della Stazione ferroviaria, la bella scalinata dedicata a Silvio Pellico, tra le tante, tipiche scalinate di una città di collina. Di una città prospera, bella e austera di fine Ottocento, nobilitata dai progetti degli architetti Alfonso Barbera, Giuseppe Di Bartolo Morselli e Pasquale Saetta. Notevoli, anche, gli edifici pubblici realizzati nel secondo dopoguerra: il Palazzo degli Uffici, del Genio Civile, l’Archivio di Stato.

Nella parte più antica di Caltanissetta, nel quartiere Angeli, originario borgo medievale, ci sorprendono le suggestive vestigia del Castello di Pietrarossa, simbolo della città, teatro di importanti avvenimenti storici nella Sicilia angioina, aragonese e dei Moncada. Adiacenti ai ruderi del Castello, il bellissimo Cimitero Angeli e il complesso monumentale di Santa Maria degli Angeli.

Su monte San Giuliano, che sovrasta la città, spicca il Monumento al Redentore, che Papa Leone XIII fece realizzare in occasione del Giubileo del 1900. Su Monte Sant’Anna, invece, svetta l’antenna Rai, realizzata nel 1949-51, alta ben 286 metri. Scendendo a valle, in direzione del fiume Imera Meridionale, si incontrano la romanica Chiesa di Santo Spirito e il Museo Archeologico Regionale, che illustra la storia degli antichi insediamenti del territorio urbano ed extraurbano di Caltanissetta e di altri centri del territorio provinciale, dalla preistoria all’età tardo antica. Proseguendo, si incontra il Museo e stabilimento di produzione Averna, il Villaggio Santa Barbara e le “maccalube” di Terrapelata, ciò che resta delle ex miniere di zolfo Gessolungo, Trabonella, Giumentaro. E la Riserva naturale orientata Monte Capodarso e Valle dell’Imera Meridionale.

Tra i musei cittadini, molto interessanti e particolari sono il Museo mineralogico e paleontologico della Zolfara, davvero unico, l’elegante Museo Diocesano Mons. Giovanni Speciale e il Museo delle Vare: quest’ultimo custodisce i maestosi gruppi statuari (“vare”) della Passione e Morte di Gesù, realizzati nella seconda metà dell’Ottocento dagli scultori napoletani Francesco e Vincenzo Biangardi per la processione che si svolge la sera del Giovedì Santo in città. La Settimana Santa Nissena è un evento tradizionale che ha luogo a Caltanissetta nel corso della settimana che precede la Pasqua. Essa si compone di varie manifestazioni religiose che si concatenano l’un l’altra, dalla Domenica delle Palme alla Domenica di Pasqua. Nel 2006 è stata inserita nel Registro delle Eredità Immateriali della Sicilia. I riti della “Scinnenza” e della “Real Maestranza” fanno parte del circuito internazionale Europassion.

Dunque, ci sono davvero tante ragioni per venire a Caltanissetta, per conoscere la città e godere del suo ricco patrimonio storico, culturale e artistico, dei suoi molteplici paesaggi. E i cittadini nisseni sono operosi, ospitali, cordiali. Oggi in cerca di nuove identità. Insomma: al centro dell’Isola si può scoprire una Sicilia “altra”, una sorprendente qualità della vita, «malgrado tutto» – direbbe Leonardo Sciascia, che qui visse gli anni belli e intensi della formazione. «Il mio trasferimento a Caltanissetta fu casuale. E’ stata una fatalità che ha inciso molto sul mio destino», raccontava Sciascia parlando del suo rapporto con la città e con la Libreria e casa editrice Sciascia, cenacolo culturale e politico della “piccola Atene”. Così, infatti, lo scrittore di Racalmuto definiva la Caltanissetta dove egli visse, abitò. E da qui raccolse i primi frutti della popolarità con il romanzo “Il giorno della civetta”.

Prof. Leandro Janni, presidente di Italia Nostra Sicilia

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