Covid19 in una delle poche province italiane non ancora positive: test disponibili e abitudini a rischio. Intervista al prof. Pierluigi Scalia
In piena l’epidemia Covid19, sebbene molti concetti riguardanti il virus e la sua trasmissione siano costantemente veicolati, altri rimangono ancora poco chiari alla popolazione. In particolare, non tutti sembrano avere idea della differenza tra tampone, test e del come si effettui. Inoltre, non è chiaro se nel nostro indotto le abitudini di vita e le azioni prese dal sistema sanitario possano effettivamente fronteggiare la comparsa di infezione nella popolazione residente, che fino ad oggi risulta indenne (ma non sappiamo per quanto). Ne abbiamo parlato con il prof. Pierluigi Scalia, professore aggiunto alla Temple University e direttore scientifico di Isoprog onlus.
Prof Scalia che differenza c’è tra tampone e test per il virus del Covid 19?
“Di questi giorni si tende a confondere il concetto di test con quello di kit e tamponi. Questi ultimi sono utilizzati per prelevare una minima quantità di mucosa del tratto respiratorio superiore che sono, poi, inviati al laboratorio di riferimento che effettua il test. Nell’ultimo periodo, come risultato del numero di test richiesti, questi kit di prelievo (genericamente chiamati tamponi) sono molto richiesti così come le mascherine.
Per quanto riguarda il test per la rilevazione del nuovo virus, questo non va confuso con il tampone (ovvero il kit di collezione del campione biologico), si basa su una metodica di biologia molecolare (Rt-Pcr, quest’ultima in formato real-time che da risultati veloci ed accurati) per trascrivere (da Rna a Dna) e amplificare specificamente regioni del genoma di Sars-Cov2 (se presente nel campione) contenenti sequenze uniche e caratterizzanti dello stesso. Qui le limitazioni sono solo in minima parte quantitative sul numero di test perseguibili quanto invece legate al costo dei reagenti di biologia molecolare richiesti e sul numero di laboratori di riferimento identificati da parte delle autorità competenti per la esecuzione del test in questa fase”.
Esistono test rapidi per il virus responsabile del Covid-19?
“Non vi sono ancora test di tipo immunologico per la rilevazione rapida e specifica di questo virus. Su questi tipi di test si sta lavorando nel settore privato parallelamente allo sviluppo del vaccino e ciò richiederà una tempistica similare e non breve per poterne usufruire (indipendentemente dall’impatto che si otterrà sulla base della velocità di diffusione dell’epidemia)”.
Cos’altro dire rispetto a quanto già detto in questi giorni sulle reti nazionali riguardo a questa epidemia?
“Più che cos’altro aggiungere direi che è il caso semmai di puntualizzare lo stato di criticità che si è raggiunta in ambito di domanda crescente di casi in aree rosse (e potenzialmente di qualsiasi altra regione se non adottiamo tutte le linee guida decretate negli ultimi giorni) che necessitano supporto ventilatorio e per cui necessita massima responsabilità individuale e sociale. Ciò al fine di minimizzare situazioni (già in atto) in cui per via della polmonite interstiziale bilaterale e acuta che questo virus determina in una parte dei soggetti che necessitano ventilazione assistita (sebbene nella maggioranza anziani e affetti da altre patologie immuno-debilitanti) i medici debbano fare scelte di accesso ai sistemi di ventilazione suddetti solo sulla base delle probabilità di recupero offerte dal singolo paziente”.
Cosa possiamo dire della risposta della nostra regione e della nostra provincia alla emergenza del Covid19?
“La reputo appropriata nei contenuti. Probabilmente la auto-certificazione su sito regionale online da parte di chi torna da zone rosse non sarà sufficiente, sebbene è importante che si sia resa disponibile, al fine di instaurare un programma di auto-quarantena efficace in caso di aumento dei casi positivi all’infezione. Da un punto di vista pratico credo necessiti ulteriore enfasi da parte del Ssr su linee guida riguardanti la auto-quarantena domiciliare per quei possibili casi (positivi) in auto-isolamento vista la convivenza con soggetti anziani nei nostri nuclei familiari e disposizioni maggiori sull’abbattimento delle abitudini negative e persistenti testimoniate negli ultimi giorni anche nella nostra regione con giovani e giovanissimi che in molti casi non rinunciano alla movida del fine settimana mettendo inconsapevolmente a rischio tanti dei loro cari.
Vorrei sottolineare che sebbene a oggi non si sia arrivati a imporre chiusure di ristoranti, palestre e altri luoghi nei quali è possibile si raggiunga un numero elevato di persone al loro interno, in zone non rosse come la nostra (almeno fino al momento in cui si sta dialogando), non credo si possa minimizzare il rischio insito nelle pratiche del fine settimana. Ciò è ancora più stringente nell’indotto nisseno, a oggi senza nessun caso registrato in popolazione residente, in cui l’Asp (per sue dichiarazioni) ha a disposizione tre sistemi di supporto per ventilazione assistita. Risorse queste che potrebbero dimostrarsi insufficienti nel caso di comparsa di positività all’infezione nel nostra provincia in cui massima è la distribuzione della popolazione per età nelle fasce anziane (anche per via dell’esodo di giovani in età lavorativa e pertanto anche del rischio di contagio da potenziale ritorno) e quindi il rischio di sovraccarico del sistema sanitario emergenziale con casi altamente debilitanti rispetto a quelli potenzialmente gestibili in regime di quarantena domiciliare”.