Denuncia di una mamma di un ragazzo autistico: “Accusata di ‘usare’ mio figlio per evitare una multa”
Le regole sono regole ma ci sono situazioni in cui dovrebbe prevalere il buon senso che costituisce il metro di misura di una società realmente solidale.
Ed il buon senso non è prevalso quando nei giorni scorsi la mamma di un ragazzo autistico di 13 anni, F.M., sarebbe stata accusata di “usare” il proprio figlio per evitare, di fatto, di farsi fare una multa di 50 euro da due agenti della Polizia municipale per non aver rispettato le regole della raccolta differenziata, vigenti nel capoluogo nisseno.
“ Da premettere che stamane mio marito è andato a pagare la multa – dice N.S., giovane mamma del ragazzo autistico – perché in effetti il sacchetto della spazzatura che ha buttato F. nel cassonetto dell ‘indifferenziata conteneva tra l’altro anche due lattine di coca cola e due sacchetti vuoti di pop corn, che sarebbero dovuti andare rispettivamente nel vetro e nella plastica. Quello che a me è risultato intollerabile è stato l’atteggiamento dei due agenti della polizia municipale che, nonostante avessi detto loro che mio figlio era autistico, peraltro con invalidità al cento per cento (art.3, comma 3, livello 2/3) e che quindi sarebbe stato preferibile lasciarmi andare e notificarmi in un secondo momento all’indirizzo di casa l’infrazione commessa, hanno continuato a contestarmi il fatto che mio figlio avesse buttato il sacchetto di plastica nell’indifferenziata, con il risultato che F. si è fatto prendere talmente dall’ansia che da quel momento ha cominciato a nutrire un enorme terrore per le forze dell’ordine”.
“Eravamo andati al cinema – racconta N.S. – ma il film in programmazione non era quello che avrebbe voluto vedere mio figlio, pertanto per abbassare la sua frustrazione siamo andati al market per comprare qualcosa che gli piacesse. Scesi dalla macchina e aperto il cofano per posare dei sacchetti, F. mi fa notare che c’è della spazzatura da gettare via. Io, per abituare F. ad essere quanto più possibile autonomo, gli ho detto di andare a buttarla da solo. Lui è andato a gettarla nell’indifferenziata, ma al momento di raggiungermi al market è stato fermato da uno dei due agenti della Polizia municipale”.
“Ripeto – prosegue la giovane mamma – io mi assumo la responsabilità di non aver guardato prima il contenuto del sacchetto e di aver guidato mio figlio a fare una cosa non “corretta”, ma non posso in alcun modo accettare di essere stata accusata di servirmi di lui per sottrarmi al mio dovere di cittadina, e ancor più non riesco a tollerare il fatto che, nonostante la mia richiesta implicita di evitare situazioni che avrebbero creato confusione a F., gli agenti hanno proseguito imperterriti a fare il loro “dovere”, senza mostrare la benché minima comprensione nei confronti della situazione che si era venuta a creare con mio figlio, che andava sconvolto avanti e indietro mentre io cercavo di rassicuralo”.
“Mi chiedo – conclude N.S. – in che società viviamo, quando si è costretti a dover subire umiliazioni da parte di chi dovrebbe invece proteggerti e garantire oltre che la tua sicurezza anche il tuo benessere di cittadina/o di un Paese civile”.
Articolo di Maria Grazia Pignataro
(Foto internet)