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Studenti di San Cataldo scrivono a Nadia Murad: “Il tuo impegno per i diritti umani sia da esempio per una società senza discriminazioni”

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I ragazzi della Terza D della scuola “Giosuè Carducci” di San Cataldo (nella foto in apertura) hanno approfondito la vicenda dell’attivista irachena Nadia Murad, 25 anni (nella foto in basso), e hanno quindi deciso di scrivere una lettera indirizzata alla giovane irachena, che pubblichiamo di seguito. Nel 2014, la sua vita, fino a quel momento serena, è stata sconvolta: i miliziani dell’Isis, dopo aver ucciso gli uomini che si rifiutavano di convertirsi all’islam, hanno catturato le donne e i bambini e li hanno portati nella città di Mosul. Nadia è stata picchiata, ustionata con mozziconi di sigarette e resa schiava del sesso. Dopo tre mesi è riuscita a fuggire, ha raggiunto la Germania, denunciato e reso pubblico quello che aveva subito insieme ad altre ragazze. Nel 2016 ha vinto il premio Sakharov per la libertà di pensiero e il 5 ottobre 2018 a Oslo è stata insignita del premio Nobel per la Pace per il suo instancabile impegno in difesa del suo popolo.

Carissima e stimatissima Nadia,

siamo gli alunni della classe 3ª D della Scuola Secondaria di Primo Grado “Giosuè Carducci” di San Cataldo, provincia di Caltanissetta, in questi giorni abbiamo molto sentito parlare di te e della tua triste storia e abbiamo deciso di scriverti questa lettera, che speriamo ti arrivi, per dirti che siamo solidali con te.

Ti ammiriamo molto per il tuo coraggio e la tua determinazione. Con tutte le tue forze hai reagito, lottato e ce l’hai fatta. Ti sei liberata, ma non fermata e hai continuato a lottare per liberare anche le altre ragazze dalla schiavitù. Per questo ti siamo grati e vogliamo far conoscere la tua storia a quanti ancora non sanno chi tu sia.

Cara Nadia, quello che hai passato non ti ha reso più debole ma forte e ti ha permesso di rialzarti, di lottare e di cercare di lasciarti alle spalle l’orrore che il crudele destino ti aveva inflitto. Per tutti noi, sei e sarai un esempio. Certo, è vero, noi ragazzi, che per fortuna viviamo in un Paese democratico lontano dalle guerre e non stiamo vivendo quello che tu hai vissuto, siamo impotenti, ma questo non vuol dire che non siamo sensibili e così, anche noi, vogliamo dare “voce” alla tua triste storia e aiutarti nella dura battaglia che, come attivista per i diritti umani, hai intrapreso contro uomini senza scrupoli che ogni giorno fanno soprusi a migliaia di uomini, donne e bambini innocenti. Ti sosteniamo e insieme con te “sogniamo che i Paesi di tutto il mondo si uniscano per fermare l’Isis e liberare tutte le donne ancora schiave dello Stato islamico”. Solo così, forse, un giorno, potremmo avere una società più giusta e senza discriminazioni.

Felici di una tua corrispondenza, prima di congedarci, vogliamo ringraziare il nostro dirigente scolastico Antonio Diblio, la nostra insegnante Sonia Lipani, che ci ha parlato di te e ci ha aiutati a scrivere questa lettera, e per ultimo, ma non per questo meno importanti, vogliamo ringraziare voi lettori che gradirete leggere questo nostro scritto.

Con affetto,

gli alunni della classe 3ª D indirizzo musicale

 

 

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