La Divina Commedia percorsa da Roberto Franco come immensa roccia sedimentaria
Stranisce e rapisce sempre l’ imbattersi nell’analisi di una disciplina utilizzando strumenti lontani dalla stessa.
Accade anche durante il viaggio oculo-mentale tra queste pagine colte.
E’ un enorme lavoro d’erudizione e ricerca quello di Roberto Franco ne “La geologia nella Divina Commedia”, una coraggiosa scommessa che racconta cosa nasconda nei meandri il grande Poema e, soprattutto, di quanta conoscenza sia pregno, utilizzando la geologia.
Intrigante già nel suo incipit questo libro spinge verso la curiosità, il sapere e soprattutto disancora luoghi comuni denominando il Medioevo “luogo delle origini” che “conobbe ambienti favorevoli alla nascita di grandi scuole e intelletti illustri che trasmisero il sapere dell’Età antica e lo arricchirono di nuove conoscenze, interrogando la natura con curiosità scientifica ante litteram”.
Siamo soliti pensare alla Commedia come monumento letterario, stracolmo di figure retoriche e d’altissimo ingegno, eppure non ci si era ancora “avventurati” nella scoperta puramente geologica, che, in maniera capillare, compie l’Autore.
Ciascun riferimento atmosferico, scientifico, fisico, storico viene sapientemente corredato da un’attenta e precisa bibliografia che permette al lettore approfondimenti ulteriori e specifici.
Un labor limae eccellente in tutto il suo incedere, pagina dopo pagina. Riesce con l’appropriatezza del linguaggio a mantenere alta la concentrazione di chi penetra nella lettura nonostante non sia scevro da tecnicismi tipici di chi possiede la propria materia.
Ci si sente come degli esploratori trasportati in quell’ambientazione trascendentale e allo stesso tempo fortemente immanente, si sentono le rocce sotto i piedi, la volta celeste, il calore dei vulcani e la freschezza delle acque.
“In natura la bellezza è armonia, geometria, e ciò che desta più stupore è che il bello è anche scientificamente preciso e perfetto”, ecco che risaltano le inscindibili peculiarità della natura, e il sovrapporsi di materie apparentemente disgiunte, la Poesia, la Scienza, ovvero lo stupore.
Tutto questo si potrebbe assimilare all’esplosione di un cratere, repleto di magma e di conoscenza. La terra come sedimento d’intelletti, la scienza come chiave per giungere alla bellezza, del resto lo “stupore è uno stordimento dell’ animo” frutto dell’osservatore e della sua meraviglia come dice lo stesso Autore.
E’ commovente la similitudine che s’incontra tra le righe che pone la Divina Commedia come orchestra dai tanti saperi scientifici, e Roberto Franco, con una forsennata ricerca intima ed oggettiva allo stesso tempo, porta la mente del lettore a compiere voli esperenziali attraverso l’ intuizione strutturale della Terra, la creazione dei ghiacci, le cause dei terremoti, fino ai vulcani, passando per l’idrogeologia, il ciclo dell’acqua e i minerali, con una potente forza ermeneutica tra una terzina e l’altra delle tre Cantiche con sapiente inchino al Sommo Poeta, sapiente detentore e pioniere di ogni Arte.