Coronavirus nell’aria: ma neanche star lontano ti può far restar sano?
di Antonio Giordano
Proprio quando si pensava che si sapesse molto sul Covid-19 per controllarlo, ecco che il virus si scopre più insidioso per la trasmissabilità aerobica.
Alla luce delle nuove informazioni sappiamo, quindi, che non siamo ancora Covid-free, non possiamo rilassarci e con “costanza” dobbiamo necessariamente continuare ad adottare fondamentali regole di prevenzione
Proprio quando pensavamo che il peggio fosse passato, quando alcune zone festeggiavano zero contagi e si credeva che l’incubo Covid stesse rallentando, il Sars-CoV-2 ci ha sorpresi nuovamente.
Il virus circola ancora. I numeri dei contagi in Florida, in California, in Brasile così come in Europa (Inghilterra e perché no in Italia) ne indicano chiaramente la presenza. Sicuramente abbiamo imparato a gestirlo in maniera più adeguata, ma anche se qualcuno lo ha definito “clinicamente sconfitto” anche se è partita la sperimentazione su militari di un vaccino cinese (a vettore adenovirale ricombinante), le notizie degli ultimi giorni sembrano l’inizio della seconda stagione di una serie televisiva trasmessa a livello mondiale.
Alcuni di noi hanno ripreso a viaggiare e con noi, anche il coronavirus.
Un recentissimo studio, che ha coinvolto 239 scienziati, avrebbe individuato una trasmissibilità aerobica dell’infezione. Più dettagliatamente questo significa che se fino ad ora era ben consolidata la via di trasmissione del virus, ossia attraverso le goccioline respiratorie (droplets) di persona infetta a distanza ravvicinata a seguito di un colpo di tosse o di uno starnuto, oggi dovremmo temere anche una semplice parola.
Lo studio afferma che il virus potrebbe essere presente anche in gocce più piccole e leggere, quelle emesse appunto quando si parla. Studi precedenti atti ad individuare la presenza del coronavirus nell’aria avevano indotto a formulare l’ipotesi che l’RNA virale fosse presente in campioni di aria esterna, o meglio in PM10. Ma queste indagini vanno approfondite a cause di tempi brevi con conseguenti limitazioni metodologiche.
Le recenti affermazioni vanno assolutamente prese in considerazione e valutate in materia di prevenzione. L’Organizzazione Mondiale della Sanità potrebbe addirittura rielaborare le linee guida.
Ma nonostante un doveroso timore è importante sottolineare che tali dati non devono assolutamente scatenare panico tra la popolazione: le goccioline, seppur “infette” e sospese intorno a noi, devono essere trattate al pari delle “droplets e, in ogni caso il rischio di contagio è eccessivo negli spazi chiusi. Sarebbe consigliabile una revisione dei sistemi di ventilazione negli edifici pubblici, nelle scuole, negli ospizi, ma questo avremmo già dovuto prenderlo in considerazione analizzando i fatti accaduti sulla nave da crociera Zaandam. All’equipaggio e ai villeggianti non solo fu negato il rientro ma i passeggeri furono costretti ad auto-isolarsi nelle loro cabine. Tale isolamento non evitò che in moltissimi si contagiassero e, probabilmente, già in quell’occasione anche i sistemi di areazione ebbero una loro parte.
Alla luce di tutte queste nuove informazioni sappiamo, quindi, che non siamo ancora Covid-free; non possiamo rilassarci.
Per omaggiare un talento italiano appena scomparso, cito il grande artista Ennio Morricone: “nell’amore come nell’arte la COSTANZA è tutto…” e con COSTANZA dobbiamo necessariamente continuare ad adottare fondamentali regole di prevenzione: indossare le mascherine, attuare il distanziamento, individuare ed immediatamente isolare i focolai.
(https://www.lavocedinewyork.com/lifestyles/scienza-e-salute/2020/07/07/coronavirus-nellaria-ma-neanche-star-lontano-ti-puo-far-restar-sano/?fbclid=IwAR1tUVQ1AtUBPtMT1IIhHG3TQj-wsz-zAk4NVupIjXJ83QgiK4cOrwm04qU)