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Chiesto l’ergastolo per il mazzarinese Siciliano: “Partecipò alla strage di Vittoria”

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Per la Procura generale di Catania va confermata la condanna all’ergastolo per Salvatore Siciliano, 54 anni, esponente della mafia di Mazzarino, accusato di avere preso parte all’attentato compiuto il 2 gennaio ’99 nel bar Esso di Vittoria, quando un commando di killer uccise cinque persone, scaricando una pioggia di colpi di arma da fuoco sul boss di Vittoria Angelo Mirabella e quattro clienti del locale: Claudia Motta, Emanuele Nobile, Rosario Salerno e Salvatore Ottone.

Tre anni fa Siciliano, che ha scelto il rito abbreviato, si era visto infliggere il carcere a vita dal gup di Catania Giovanni Cariolo e adesso l’accusa ha chiesto che quella sentenza venga confermata dalla Corte d’assise d’appello etnea.

Siciliano, in primo grado, era accusato anche di associazione mafiosa, ma venne assolto per “ne bis in idem”, ovvero per quel principio secondo il quale nessun cittadino può essere processato due volte per lo stesso reato. E Siciliano è già stato condannato in passato come affiliato mafioso per il periodo in cui venne commessa la strage. In abbreviato era imputato per omicidio anche il riesino Orazio Buonprincipio, 50 anni, ma fu assolto in primo grado e non essendo stato presentato appello quel verdetto adesso è definitivo.

Secondo l’accusa la strage venne commessa su ordine della famiglia mafiosa Emmanuello di Gela in quanto Mirabella non avrebbe rispettato i patti secondo i quali l cosca gelese e quella di Vittoria dovevano dividere i proventi degli affari illegali. Mirabella, invece, avrebbe iniziato a interessarsi degli affari degli Emmanuello e da lì sarebbe scaturita la decisione di ucciderlo.

I gelesi si rivolsero, per pianificare ed eseguire il delitto, ad alcune famiglie alleate, comprese quelle di Mazzarino e Gela. Siciliano avrebbe pianificato l’agguato a Mirabella, mentre Buonprincipio avrebbe partecipato alle riunioni per studiare le varie fasi dell’agguato. A dicembre si tornerà in aula per le conclusioni dell’avvocato difensore Ernesto Brivido; poi i giudici entreranno in camera di consiglio per emettere la sentenza.

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