L’ex primario del reparto di Malattie infettive dell’ospedale di Siracusa ha fornito gli ultimi dati su efficacia, durata ed effetti dei vaccini
Efficacia, effetti collaterali, durata dei vaccini. Ne ha parlato l’infettivologo Gaetano Scifo, ex primario del reparto di Malattie Infettive dell’ospedale di Siracusa nel corso del XII Congresso della Simit (Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali), organizzato a Caltanissetta dal primario del Sant’Elia Giovanni Mazzola, che abbiamo intervistato.
I vaccini sono ancora efficaci contro la variante Delta e che durata ha l’efficacia del vaccino?
“A questa domanda voglio rispondere con dati italiani e quindi che riguardano la nostra realtà. L’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato recentemente un report secondo il quale i vaccini proteggono dall’infezione e anche dalla variante Delta, che attualmente è quella prevalente, per il 77%, proteggono nei confronti del ricovero per circa il 93%, proteggono dal ricovero in Unità di Terapia Intensiva e dalla morte per circa il 95%. Quindi i vaccini funzionano ancora molto bene. Vi è una fascia di soggetti che si infettano anche tra i vaccinati ma tra questi ultimi prevalgono delle forme asintomatiche o oligosintomatiche, cioè sostanzialmente benigne. Mentre tutte le forme gravi al momento sono assolutamente prevalenti nella fascia di popolazione non vaccinata”.
Mi sembra di capire però che ci sono anche pazienti vaccinati con doppia dose che assumono farmaci immunosoppressori che si infettano, a volte, anche in maniera grave
“Oggi sappiamo con chiarezza che i soggetti immunosoppressi, o che fanno terapie immunosoppressive, non rispondono al vaccino allo stesso modo dei soggetti immunocompetenti. Io mi sono occupato molto di soggetti trapiantati di fegato e ho visto, sia per mia esperienza, che anche per dati pubblicati dalla letteratura che tra loro il 50% produce degli anticorpi protettivi e il 50% no. Pertanto per queste categorie di soggetti immunosoppressi ormai si sta arrivando a una definizione di necessità strutturale di terza dose. Cioè di una dose addizionale in partenza, quindi non a distanza di 6 mesi dalla seconda dose ma a distanza di un mese dalla seconda. Quindi andiamo incontro ad un futuro in cui i soggetti più fragili e immunocompromessi faranno sicuramente tre dosi di base di vaccino, mentre il richiamo o la terza dose per gli immunocompetenti saranno decise dai singoli Stati anche sulla base delle esperienze e gli studi di ogni paese”.
Parliamo ora degli effetti collaterali perché sono quelli che continuano a spaventare i no-vax e anche chi ha dovuto fare il vaccino per motivi di lavoro. Intanto parliamo di effetti a breve termine, quali sono i dati sullo shock anafilattico o sulle miocarditi
“Le reazioni anafilattiche, nell’ultimo report dell’Aifa, sono 4 per milione di soggetti vaccinati per il Pfizer, 2 per milione di soggetti sia per Moderna che Astrazeneca. Le miocarditi sono 1 caso per milione di soggetti vaccinati, ma un recente studio israeliano ci dice che nella fascia di età tra i 16 e i 29 anni si può arrivare anche a 20 casi di miocardite per milioni di soggetti vaccinati, quindi è sicuramente una complicanza della quale bisogna prendere atto anche se la stragrande maggioranza di questi soggetti che sviluppano miocardite sviluppano forme benigne, a rapida risoluzione, senza esiti importanti, dalla gestione piuttosto semplice e non problematica”.
Passiamo alla trombosi, è l’effetto collaterale che ha preoccupato di più. L’Astrazeneca a un certo punto è stato vietato sotto una certa fascia di età. E con Pfizer invece? C’è una relazione?
“Per Pfizer e i vaccini a mRna non abbiamo dati sulle trombosi dei seni venosi centrali o le trombosi atipiche splancniche, abbiamo dati di trombosi solo per i vaccini a vettore adenovirale, e quindi per Astrazeneca e Johnson & Johnson, però nel tempo si è visto che questi casi, che in un primo tempo si era detto fossero 1 su 200mila adesso su larga scala, si è visto che sono circa 1 per milione di somministrazioni. Le cosiddette trombosi atipiche oggi le conosciamo molto meglio, per esempio in quella dei seni venosi cerebrali si è visto che ha un segno premonitore in una forma di cefalea molto importante, violenta, nei giorni successivi alla vaccinazione, colpisce quasi esclusivamente le giovani donne con un sistema immunitario molto più attivo e sono stati definiti i meccanismi patogenetici che sono di tipo autoimmunitario e definiti anche algoritmi per la diagnosi e la terapia. Quindi oggi ne sappiamo molto di più di quanto ne sapessimo nel passato”.
E’ più facile che gli effetti collaterali si sviluppino con la prima o con la seconda dose?
“Gli effetti collaterali della trombosi sono descritti solo con la prima dose e in generale se noi guardiamo gli effetti collaterali riportati nell’ultimo report di Aifa, quelli della seconda dose sono la metà di quelli della prima. Quindi sono le prime dosi a dare più effetti collaterali”.
Per sgomberare il campo di ogni dubbio, molti no vax e anche qualche medico parla di effetti a lungo termine che non si possono conoscere. Cosa ne pensa?
“Effettivamente andiamo su un terreno rispetto al quale non possiamo dire nulla. Noi sappiamo che gli effetti collaterali attualmente segnalati nel 90% insorgono nei primi 7 giorni, poi ci sono gli effetti collaterali che vanno oltre i 7 giorni ma a lungo termine non abbiamo dati. Però questi che parlano di effetti collaterali a lungo termine, di cui non abbiamo alcuna evidenza, non parlano degli effetti a lungo termine dell’infezione Covid. Proprio in questo congresso si è parlato di long covid cioè di soggetti che superano l’infezione ma rimangono astenici, senza forze, con problemi di insufficienza cardiorespiratoria, con deficit cognitivi, con uno stato di depressione molto importante e non sappiamo se molti di questi potranno sviluppare anche delle demenze. Quindi per temere degli eventuali effetti collaterali non temiamo delle cose reali e concrete che già sappiamo essere secondarie all’infezione da Covid-19”.
E infine, per tranquillizzare tutti. Il vaccino a mRna il Dna lo modifica o no?
“Non lo modifica perché un piccolo mRna che è stato preparato solo per codificare per la spike protein, questo mRna dura pochissimo, dopo 3 giorni non c’è più traccia e non ha alcuna capacità di interagire con il Dna. Dà soltanto un comando e non interagisce minimamente con il Dna, interagisce con degli organelli che sono i liposomi che poi realizzano la sintesi delle proteine ma non entra in contatto con il Dna e non ha alcuna capacità di essere letto e trasformato in Dna ed integrato nel Dna della cellula ospite dove agisce e opera”.