La materia in equilibrio di Lillo Giuliana
La ricerca di uno scultore dentro la propria “grotta creativa” è un’avventura.
Così, tra stradine di campagna, giungo all’appuntamento con Lillo Giuliana, ospitato da Salvatore e Alessandro Falzone, proprietari dell’ azienda Falzone Marmi di Caltanissetta i quali, da sempre sensibili all’arte di Giuliana, ne rappresentano, dietro le quinte, una parte importante: la possibilità logistica, la fattibilità di un progetto.
Ad aspettarmi l’immancabile Ettore Maria Garozzo, pronto a documentare gli spazi, i momenti, i gesti dell’incontro. Lillo è già a lavoro per un’ importante commissione, la creazione dell’altare centrale di una chiesa siciliana, le mani sono imbiancate dalla polvere di marmo, intorno la materia a pezzi, silenziosa, lucida e attenta ad ogni nostro respiro, dietro la mascherina.
Lillo Giuliana è un artista/persona e non un personaggio, scultore nisseno di forme essenziali…ma non troppo. Questo tangibile riscontro lo si percepisce immediatamente, parlandogli e chiedendogli di se’.
Non ama “apparire”, certamente preferisce “essere” e ci riesce pienamente nella concretezza del gesto artistico.
Compie i propri studi in maniera autonoma seguendo i dettami del bello e della ricerca spasmodica dell’equilibrio “cerco sempre di realizzare, attraverso l’uso della materia, ciò che vede la mia mente e la mia anima, l’interpretazione delle mie emozioni”. Eppure le sue forme geometriche, lineari, verticali, lasciano sempre spazio alla possibilità di pensiero, sono forme piene ma al contempo “trasparenti”, ferite, penetrabili, dallo sguardo e dalla luce e proprio dentro quell’incontro luce/sguardo, ci si ferma dentro la sua materia plasmata che si fa interpretazione personalissima.
Scultore immanente si percepisce facente parte della materia “io sono materia”, dal marmo, alla resina, al legno, alla pietra.
La figura ridondante certamente è il cubo e la sua moltiplicazione, cubi/contenitori della memoria, che scivolano via dalle forme erette o dai libri aperti, capaci di sviluppare un paradossale attrito volvente, uno scivolamento quasi come fossero privi di spigoli. Cubi che rotolano come sfere. La memoria contenutavi conservata e cadùca allo stesso tempo.
La scultura di Giuliana, apparentemente lineare, possiede numerose metafore ed un dinamismo impressionante. L’opera “Andata e Ritorno” ne è testimone, caratterizzata dalle tre colombe (che ritroveremo in altre opere) stilizzate e realizzate in pietra di sabucina e una cascata di cubi a rappresentare i nisseni sparsi nel mondo, che vanno via e poi sognano un ritorno nella terra madre.
Ed è proprio la tematica della sicilianità, dell’emigrazione, delle radici ad essere importanti corde emotive nell’opera e nella ricerca dell’artista.
Come testimonia il lungo lavoro durato tre anni dal titolo “In me regna la bellezza” ricoprente una superficie di 50mq sulla tematica della “Grande Madre” facente parte del progetto “La porta della Bellezza” a Librino (CT), fortemente voluta dal mecenate Antonio Presti.
Esistono contrasti potenti nelle opere di Giuliana, contrasti dei pieni contro i vuoti ed il loro equilibrio, contrasti di consistenze… le barchette di carta, vuote, abbandonate e leggerissime nel mare dell’oblio, incastonate nella materia lapidea, apparentemente ferma ma fluida e morbida, quasi pronta ad essere toccata, accarezzata, penetrata dalle dita.
Giocoliere tra materia e fenomeni atmosferici, come nell’istallazione “IO SONO IL VENTO”, nelle quali le barchette infisse in un lungo stelo su un mare ideale fluttuano al vento a testimoniare l’andirivieni di uomini e storie in un Mediterraneo sofferto e colmo di dolore.
Sensibile alle tematiche storiche del proprio territorio si fa testimone, spesso donando la propria arte alla città, in contesti ed iniziative di grande spessore.
Per citarne alcune di rilevanza sociale, ricordiamo l’opera “Senza fare Rumore” pensata e realizzata nel 2016 nel ricordo di Don Bosco e del suo rapporto con il Sacro Cuore di Gesù (l’opera, infatti è stata collocata presso l’oratorio che ne porta il medesimo nome, Sacro Cuore) oltre al rapporto educativo con i giovani. L’opera/monumento offerto dal LIONS club di Caltanissetta, particolarmente sensibile all’educazione e all’integrazione dei giovani, rappresenta una convincente testimonianza di collaborazione e amore per il bello/funzionale/sociale volto ad arricchire di contenuti la città.
Giuliana non perde mai di vista questi contenuti e insiste nelle rappresentazioni della nostra storia con l’opera “Ciaula scopre la luna”, dedicata alla realtà durissima e commovente delle miniere, collocata presso la miniera Persico nel Parco di Gabara a San Cataldo e ancora crea uno dei premi più eleganti per la manifestazione internazionale della critica rivolto agli studiosi di Pier Maria Rosso di San Secondo, in collaborazione con il comitato provinciale dell’ associazione Dante Alighieri di Caltanissetta rappresentato dalla Presidente Maria Luisa Sedita, “La marionetta d’argento” .
Recentemente crea un’opera originalissima, posta sulla tomba di Pier Maria Rosso di San Secondo, una fioriera dai cubi sparsi (contenitori della memoria, del ricordo) e dal cubo più grande a sovrastare gli altri (la memoria del drammaturgo), recentemente inaugurata presso il cimitero monumentale di Caltanissetta, promossa sempre dalla società Dante Alighieri e dal Parco letterario dedicato proprio all’ Autore nisseno.
Eppure, nonostante le numerose presenze in manifestazioni nazionali ed internazionali, per citarne alcune, la Biennale di Venezia 2007 e 2011 o il salone internazionale del libro di Torino, 2018, Lillo Giuliana rimane persona, con i suoi occhiali scuri, pronto al dialogo con chiunque abbia voglia di farlo, sempre alla ricerca di quell’”opera pensata”, nata dalle visioni e dagli incontri, da quel saper vedere oltre le feritoie della sua stessa materia, nella ricerca di equilibri quasi impossibili, sui suoi stessi spigoli, fatti di pesi e contrappesi, di studio, di empatica geometria degli spazi, fatti di umiltà colta.
Sono idee svettanti, quelle di Lillo, pensieri cangianti, sono “libri mai scritti”, come egli stesso intitola una sua opera, sono pagine di marmo sulle quali incidere un’emozione e fermarla lì, senza tempo.