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La magia nella magia: tra gli anfratti del borgo di Gangi ansima l’arte di Arianna Di Romano e Michele Ginevra

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Magica location, Palazzo Bongiorno, perla del ‘700 svetta nel paesaggio incantato di Gangi, uno tra i borghi più belli e altisonanti d’Italia, per accogliere due sguardi antitetici e vicinissimi, gli sguardi di Arianna Di Romano e Michele Ginevra.
Fotografi d’impatto esistenziale, tra Sardegna e Sicilia, nell’ibrida passionalità isolana di Vento e Risacca, invadono i sensi e li fermano dentro l’eleganza di queste sale, con preziosi scatti sospesi su cavalletti orgogliosi, rapiscono i fruitori per giorni.

14 Agosto ore 18.00 viene inaugurato uno splendido incontro/mostra tra immanenza e trascendenza, sembra quasi palesarsi il gesto di Platone e Aristotele dentro la scuola di Atene.

Scuotenti le parole di Maria Piera Franco, commovente preludio e accorata descrizione erudita degli Aritisti. Forte partecipazione dell’amministrazione comunale di Gangi e del primo cittadino, sempre sensibili ad eventi di pura Arte e tradizione.

Ed ecco che si può ammirare la duplice identità di due Anime artistiche potenti, due modi di osservare, due modi d’essere. L’ iperrealtà istintuale di Arianna e la narrazione evanescente di Michele, mentre fuori dalle finestre l’atmosfera corre veloce tra le nuvole di un paesaggio vertiginoso e ovattato.

Si intrecciano i volti eleganti degli “Ultimi” di Arianna Di Romano, con i loro occhi decisi e penetranti, spesso ignari ma come fossero consapevoli di essere sulla soglia dell’eternità con le visioni morfeiche, quasi sfumate, come il pensiero, di Michele Ginevra.

Arianna scruta l’Anima di ogni incontro fra i meandri delle solitudini e delle verità, anche amare e allo stesso tempo dolcissime, i visi sono fieri e audaci, definiti e “sfidanti”, sono accoglienti e taglienti, oltre la povertà. I globi oculari si trasformano in atolli d’esistenza, e il gioco abile del bianco e nero, tra ciglia, palpebre, cornea e pupilla, scolpisce nella conformazione degli occhi , sculture dinamiche di messaggi subliminali. Le rughe drammatizzate, come percorsi battuti da rivoli di lacrime e sudore, a lasciare un “letto” argilloso d’esperienza sui visi, strade segnate i suoi volti, sporca la pelle, maculata di vita e il “brutto diviene bellissimo”, come sostiene la stessa Autrice.

Michele aspetta l’inverno, la pioggia, l’umidore della nebbia, che rende silenziose le sue fotografie, morbide, qualche volta scroscianti, ma da lontano, sempre velate, trasparenti. Ombrelli colorati riparano identità spesso nascoste, di spalle, solinghe o aggrappate, quasi a tenersi forte per non defluire nel vortice dell’acqua e della sera. Si coglie il dinamismo e si respira l’odore del suolo bagnato e calpestato dalle corse dei passanti, di solito pochi, spesso soli, nell’atmosfera urbana di città riconoscibili ma accennate. Tuttavia questa solitudine non è sempre vera. Michele gioca con i riflessi, ed ogni figura umana è specchio di se stessa, ed è doppia dai piedi in giù, e diviene profonda, conica, antigravitazionale. Dalle pozzanghere si erige l’alter ego.

E’ un’altalena questo incontro, dal pensiero impalpabile all’azione dello sguardo.

Eppure esiste una nota comune, il lucore. Mentre Michele lo crea con un fenomeno atmosferico, la pioggia, Arianna lo crea con l’anatomia degli occhi, con le cornee, con le lacrime, con l’umor vitreo dei suoi sguardi rubati. In entrambi esistono laghi ideali in cui specchiarsi e vedere oltre. Nelle pozze di Ginevra si trova l’altro sé, negli occhi rapiti dalla Di Romano si incontra l’altro, spesso, l’Autrice stessa impressa di riflesso nella pupilla del proprio soggetto.

E ci si perde in quest’umidore di emozioni e dalle immagini dilaga lo stupore.

Vi invito a visitare la Mostra che rimarrà allestita fino al 20 Agosto, presso Palazzo Bongiorno, Gangi

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