Il disinteresse dei cittadini verso la politica
La crisi dei valori verso la politica partecipata, oggi vede una buona percentuale di cittadini non recarsi più alle urne come una volta, il motivo principale è da ricercare in un atteggiamento di sostanziale sfiducia verso il potere politico, le istituzioni, i rappresentanti del popolo eletti e quelli nominati. Coloro che ritengono ciò, non sono né da criticare, né da condannare; infatti, questa sfiducia è del tutto giustificata, anche se ormai non vi sono più quelle personalità politiche forte di un tempo che erano realmente interessate a governare un paese per il bene della comunità e non per il soddisfacimento dei bisogni personali; ecco perché un scelta deve essere fatta, dato che non è certo positivo lasciare che gli altri decidano per noi. L’astensione al voto e quindi alla vita politica è sinonimo di un completo disinteresse per ciò che accade attorno a noi, dove ogni giorno di più si sente e si vede la ripresa frenetica di attività illecite in danno alla collettività da parte dei politicanti. Quel sistema che sembrava essere stato debellato, è ritornato più forte di prima; appropriazione indebita del pubblico denaro, interessi privati in atti d’ufficio, peculato e concussione è il pane quotidiano per le stanze della pubblica amministrazione. Delitti definiti contro il patrimonio pubblico, dei Comuni e della povera gente che non riesce a sopravvivere e soffre ogni giorno di più, mentre c’è chi si arricchisce con il pubblico denaro. In questo sporco gioco, troviamo nell’elenco e a pieno titolo i nostri rappresentanti eletti. E se un tempo si operava in silenzio e di nascosto, oggi è come se lo Stato democratico acconsentisse a una sorta d’immunità a tutti i livelli ai corrotti e ai corruttori. Non esiste più la questione morale, l’obbligo della pubblica amministrazione, e non solo, è quella di garantire a tutti i cittadini pari diritti, doveri e condizioni.
Caltanissetta lì, 17/11/2017 Carlo Sorbetto