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Caltanissetta, anno giudiziario. Il pg Sergio Lari a 360 gradi su mafia, stragi e allarme per i giovani

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Difficoltà economiche, crisi del territorio alla base dei fenomeni criminali, non solo tra i maggiorenni, ma anche tra i minori. Mafia sempre forte e la corruzione che colpisce duramente la pubblica amministrazione. Il procuratore generale di Caltanissetta Sergio Lari ha fatto un’analisi a 360 gradi nella sua relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario. La sua ultima da dirigente dell’ufficio del sesto piano del palazzo di giustizia, visto che andrà in pensione dal prossimo 4 marzo per avere raggiunto il limite di età di 70 anni.

TANTI I GIOVANI CHE ABBANDONANO LA SICILIA. “Le indagini della magistratura hanno messo in luce fenomeni estesi di illegalità – ha detto il magistrato palermitano – e nel frattempo intere generazioni di giovani, soprattutto del Mezzogiorno, continuano ad abbandonare il nostro territorio alla ricerca di un lavoro o di una formazione universitaria che aiuti a trovare l’agognato impiego lavorativo”.

“Questa situazione – ha proseguito Lari – oltre a privarci delle risorse e delle possibilità di ripresa che potrebbero fornirci le più motivate generazioni giovanili sta sprofondando le fasce più deboli della società. L’economia criminale appare, invece, in controtendenza, mostrandosi capace di produrre sempre maggiore ricchezza, derivante da numerose attività illegali che poi riversa sul mercato con l’effetto di inquinarlo, offrendo denaro e posti di lavoro a giovani e meno giovani in cerca di facili guadagni. Situazione ben visibile anche nel nostro territorio, dove sono sempre pesanti le infiltrazioni mafiose, specie nel territorio di Gela, dove Cosa nostra, Stidda e gruppi criminali minori come il clan Alferi, sono sempre attivi”.

CRIMINALITA’ MINORILE. Anche la criminalità minorile desta allarme sociale. <>.

CORRUZIONE. Parlando di corruzione Lari ha detto: “La corruzione è in aumento nel distretto della Corte d’appello di Caltanissetta. Non accenna a diminuire la predazione sistemica delle risorse pubbliche realizzata tramite la corruzione, che sta svuotando le casse delle pubbliche amministrazioni, contribuendo ad accelerare la grave crisi economica che da anni attanaglia il nostro Paese. Ancora una volta, di fronte alla carenza di adeguate forme di controllo da parte degli organi amministrativi, la magistratura resta l’unico baluardo”.

LE STRAGI DEL ’92. Poi anche una parola sulle stragi del ’92, in merito alle indagini e ai processi in corso a Caltanissetta. “L’esito drammatico del primo e del secondo processo per la strage di via D’Amelio deve servirci da monito perché dimostra che il sistema investigativo e giudiziario nel suo complesso non ha funzionato malgrado le numerose garanzie di cui il nostro ordinamento dispone”. Un riferimento chiaro alle condanne ingiuste e ora cancellate dal processo di revisione a Catania, a cui i giudici in passato erano arrivate ritenendo credibili le dichiarazioni del falso pentito Vincenzo Scarantino, al quale è stata riconosciuta, nel processo “Borsellino quater” l’attenuante dell’induzione a mentire. “L’epilogo di questa vicenda deve indurci – ha aggiunto Lari – a riflettere sulla fallacia della giustizia umana e sul rischio sempre incombente dell’errore giudiziario”.

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