Covid, cosa sappiamo della variante Mu e dove è diffusa in Italia nel mondo
di Cristina Marrone – corriere.it
L’Organizzazione mondiale della Sanità sta monitorando con attenzione una variante del coronavirus chiamata «Mu» o B.1.621 identificata per la prima volta in Colombia nel gennaio scorso e diffusa in America Latina. Il 30 agosto scorso l’Oms ha inserito la variante Mu nell’elenco delle «varianti di interesse», ovvero quelle varianti responsabili di focolai in singoli Paesi che presentano caratteristiche potenzialmente in grado di rendere il virus più trasmissibile, o virulento o capace di eludere gli anticorpi neutralizzanti (o tutte le caratteristiche insieme) senza però che ci sia ancora una conferma con indagini epidemiologiche come succede per le varianti di preoccupazione (Alfa, Beta, Gamma, Delta). Mu è la quinta variante di interesse attualmente monitorata dall’Oms (le altre sono Eta, Iota, Kappa, Lamba). La maggior parte dei virus cambia nel tempo e, sebbene alcune mutazioni abbiano un impatto minimo o nullo sulle proprietà del virus, altre possono modificare il modo in cui si diffonde, la sua gravità e l’efficacia dei vaccini o di altri medicinali. Per questo vanno tenute sotto controllo.
Dove è diffusa
Come detto la variante Mu è stata rilevata in Colombia nel gennaio 2021, dove oggi la prevalenza è al 39%. Da allora è stata identificata in più di 39 Paesi tra cui Stati Uniti (49 stati su 50), Corea del Sud, Giappone, Ecuador, Canada, Europa, Regno Unito . In Inghilterra secondo l’ultimo report del 3 settembre, dal 12 agosto non si sono verificati nuovi casi. In Italia da inizio epidemia sono stati visti 79 casi, appena 4 negli ultimi 45 giorni. Nel bresciano si è verificato nell’aprile scorso un cluster che ha coinvolto sette individui, tutti viaggiatori provenienti dall’estero. La prevalenza globale è comunque in calo ed oggi si attesta allo 0,1%.
I vaccini funzionano contro la Mu?
Non è ancora chiaro quanta protezione offrano i vaccini contro questa variante. «La variante Mu presenta una costellazione di mutazioni che indica una potenziale capacità di fuga immunitaria simile alla Beta» ha dichiarato L’Oms. «Mu potrebbe essere più resistente ai vaccini contro il coronavirus rispetto ad altre varianti ma questo va confermato da ulteriori studi». Le ricerche finora disponibili sono infatti solo in vitro: i dati preliminari segnalano una riduzione della capacità neutralizzante dei sieri di pazienti convalescenti e vaccinati, ma mancano ancora informazioni sul mondo reale. Uno studio pubblicato sul Journal of Medical Virology a fine luglio dai ricercatori laboratorio di Microbiologia e Virologia degli Spedali Civili di Brescia ha evidenziato un sensibile calo dell’attività neutralizzante dei sieri di vaccinati nei confronti della variante Mu. Un’altra ricerca giapponese in pre print ha concluso che la variante Mu è altamente resistente ai sieri di individui convalescenti Covid-19 e vaccinati (in questo caso con Pfizer). Anche il report del Public Health England segnala una certa capacità di Mu nel ridurre l’attività di neutralizzazione sia nei sieri dei convalescenti sia nei sieri dei vaccinati, in modo simile a quanto succede con Beta (sudafricana). L’Ente britannico sottolinea tuttavia la mancanza di dati del mondo reale, fondamentali per capire la reale portata di una potenziale evasione immunitaria. Gli studiosi di tutto il mondo concordano però che la variante Mu non rappresenta una minaccia immediata in questo momento. Anche il virologo consulente della Casa Bianca Anthony S. Fauci ha dichiarato che il governo americano «sta tenendo d’occhio la variante, che però non è affatto vicina a diventare dominante» dal momento che la Delta causa oltre il 90% dei casi nel Paese. Fauci ha affermato che mentre i dati di laboratorio hanno dimostrato che la variante Mu può eludere determinati anticorpi, tra cui quelli indotti dai vaccini, attualmente mancano dati clinici e altre ricerche che coinvolgono persone che lo dimostrano., sottolineando che in generale i vaccini rimangono efficaci e la migliore protezione contro il coronavirus.
La variante Mu è più trasmissibile?
La variante Mu sembra essere più trasmissibile rispetto al ceppo originale e in Ecuador e Columbia è stata in grado di battere Gamma e Alfa. Ma nel resto del mondo, tenendo presente che questa variante è in circolazione dall’inizio dell’anno, la sua diffusione risulta contenuta e non si è diffusa come Alfa e poi Delta. La variante Mu presenta una serie di mutazioni già osservate in altre varianti. Mu ne possiede 21, tutte localizzate sulla proteina Spike. Tra le mutazioni più significative vi sono la E484K, una mutazione di fuga immunitaria, (comune alle varianti Beta e Gamma) e la N501Y, nota per aiutare il virus a legarsi più strettamente alle cellule umane.
(Variante Mu, cosa sappiamo e dove è diffusa in Italia e nel mondo- Corriere.it 8 settembre 2021)