Serradifalco. Pensionato morto dopo incendio, i carabinieri ricostruiscono in aula l’accaduto
<<L’incendio del quale rimase vittima il pensionato Antonio Calogero Tabone fu causato probabilmente dalla sigaretta che l’uomo aveva acceso, In ogni caso le fiamme interessarono solo l’angolo della stanza da cui partirono le fiamme, mentre il resto della camera no. Gli altri ospiti della struttura erano stati rapidamente portati in salvo, visto che i locali si riempirono di fumo>>. Così alcuni carabinieri, ascoltati come testimoni dal giudice monocratico, hanno ricostruito quanto accaduto il 3 ottobre 2012 nella casa di riposo di Serradifalco, quando un incendio divampato all’interno della struttura costò la vita al pensionato serradifalchese Angelo Tabone.
Per quei fatti sono adesso chiamati a rispondere di omicidio colposo, davanti al giudice monocratico Santi Bologna, il rappresentante legale della coop “Aprilia 89” – che gestiva la casa di riposo – Stefano De Maria, 52 anni, di Mazzarino e Mira Maria Teresa Di Maria, 59 anni, mazzarinese, responsabile della prevenzione anti-incendi. Secondo l’accusa la causa determinate dell’incendio fu una scintilla della sigaretta che lo stesso Tabone aveva acceso e il processo mira ad accertare come sia stato possibile che l’ospite fosse riuscito a procurarsi una sigaretta.
Prima di ascoltare i testi il giudice Bologna ha preso la sua decisione su alcune eccezioni delle parti e ha stabilito che il Comune di Serradifalco rimarrà come responsabile civile nel processo e quindi – in base al tipo di sentenza che verrà emessa – potrebbe essere condannato al risarcimento danni. Inoltre resterà, almeno per adesso, parte civile la moglie di uno dei fratelli della vittima, che si era costituita con l’avvocato Salvatore Sollami, al posto del marito deceduto. Sia il difensore degli imputati, l’avvocato Giuseppe Panepinto, che il legale del Comune, l’avvocato Antonio Campione avevano chiesto che fosse estromessa visto che non sarebbe legittimata a entrare in giudizio. L’altro fratello della vittima è parte civile con l’avvocato Alberto Gangi.
Si torna in aula il mese prossimo per ascoltare altri testimoni citati dal pubblico ministero.