Lettera di protesta indirizzata al sindaco Gambino
Riceviamo e pubblichiamo.
NOI PARRUCCHIERI. State mettendo noi, come tutti i commercianti e artigiani,nelle condizioni di dover scegliere tra la salute e la nostra dignità nel dover adempiere a tutti i nostri obblighi. Che sia chiaro a tutti, la pazienza è ai minimi storici.
Siamo stanchi e stufi di dover vedere differenti trattamenti tra singole attività, di vedere la gente ugualmente in giro e noi costretti in casa a dover dare giustificazioni a banche, fornitori, proprietari di locali, commercialisti, enel, eni, acquedotto, inps, inail, tari, irpef, strozzini e chi più ne ha più ne metta!
La cosa peggiore di tutta questa situazione è accorgersi, dopo 20 anni di lavoro, di avere un’attività “non essenziale”, di essere parte di quelle categorie demonizzate come untrici e relegate a pochi, insomma quelli che possono anche chiudere, tanto senza il parrucchiere non si muore, giusto?
Vorrei tanto capire chi ha deciso se andare dalla tua parrucchiera di fiducia ,sia meno utile di un cacciavite, o un pacchetto di sigarette sia più utile di una pentola, perché qui non si deve vedere la “moralità” delle attività, ma il fatto che tutto ciò è LAVORO, ed è LAVORO PER TUTTI, indipendentemente se sei un lavoratore privato, pubblico, autonomo o una P.IVA, indipendentemente se hai una palestra, un negozio, un supermercato o una ferramenta!
O qui stiamo tutti chiusi, oppure stiamo tutti aperti, perché altrimenti ci stiamo solo prendendo in giro!
I soldi che ci avete stanziato, quel fumo negli occhi che da un anno ci state buttando, credendo di alleviare le nostre sofferenze, non servono a niente se non a fomentare rabbia e frustrazione.
Il 7 Aprile o riaprite le nostre serrande, oppure dovremo farlo autonomamente.
Tiziana Cimino