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Leandro Janni in risposta alle riflessioni sulla “Cultura” dell’assessore Marcella Natale

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Cultura: il lògos e il pragma

«La cultura serve a non servire» (Anonimo)

In questi giorni di aprile del 2020, dopo una lunga assenza istituzionale (la pandemia regna sovrana, d’altronde), l’assessore alla Cultura, università, partecipazione e scuola del Comune dei Caltanissetta, Marcella Natale, è riapparsa sulla scena pubblica con una sua riflessione. Una riflessione sulla “Cultura”. Un tema tanto interessante e cruciale quanto insidioso. Persino fuorviante, a volte. E comunque, è auspicabile che dalla riflessione, dalle parole serene, condivisibili e sagge (magari poco pragmatiche) dell’assessore Natale scaturisca un dibattito vivo e intenso. Un dibattito pubblico che renda tutti «più forti, più consapevoli e più attivi». A cominciare proprio dall’assessore. E dalla giunta comunale diretta da Roberto Gambino.

Ma cosa si intende per cultura?

«Cultura [dal lat. cultura, der. di colĕre “coltivare”]

La cultura è l’insieme delle cognizioni intellettuali che, acquisite attraverso lo studio, la lettura, l’esperienza, l’influenza dell’ambiente e rielaborate in modo soggettivo e autonomo diventano elemento costitutivo della personalità, contribuendo ad arricchire lo spirito, a sviluppare o migliorare le facoltà individuali, specialmente la capacità di giudizio. Ma cultura è anche il complesso delle istituzioni sociali, politiche ed economiche, delle attività artistiche e scientifiche, delle manifestazioni spirituali e religiose che caratterizzano la vita di una determinata società in un dato momento storico» (Vocabolario Treccani).

Ma torniamo alla riflessione sulla cultura dell’assessore Natale, ma anche al processo, ai contenuti e alle regole a cui dovrebbe ispirarsi e rispondere l’azione politica di una amministrazione comunale, in un contesto, in un territorio come quello Nisseno. E allora, più che tentare di aggiungere altre affermazioni serene, condivisibili e sagge, ritengo opportuno, utile, porre prioritariamente delle domande.
E dunque: quali sono le principali linee strategiche su cui punta l’amministrazione comunale? Qual è il programma culturale dell’attuale amministrazione comunale in ordine al tempo disponibile? Qual è il programma, quali sono i progetti dell’amministrazione comunale in ordine alle molteplici risorse umane e territoriali disponibili? E su quante risorse economico-finanziarie possiamo contare – nel breve, nel medio e nel lungo periodo? E quali e quanti benefici economici possono scaturire da una virtuosa, efficace azione politico-culturale nel nostro territorio? E anche: quali figure, quali soggetti sono stati o saranno individuati per dirigere, coordinare le principali istituzioni culturali della città?

Ma, oltre alle domande, che dire? Di certo Caltanissetta ha bisogno di un pensiero e di una visione, su di sé e sul mondo, contemporanei.
Un pensiero e una visione nuovi, originali, rigeneranti. Ha bisogno di un’idea di città che sappia trarre senso e vigore dal nostro peculiare passato. Un passato che è patrimonio materiale e immateriale, che va conosciuto, tutelato e valorizzato. Possibilmente, facendo a meno delle abituali nostalgie, della consueta retorica sulle radici e l’identità e andando alla sostanza, al cuore delle questioni vitali. Fondamentali.

Caltanissetta ha bisogno di ricerca, creatività, innovazione. Ha bisogno di studio, di tecnologia. Ha un bisogno estremo di una “regia culturale” che sappia fare sintesi, indicare direzioni, traguardi. Ha bisogno di managerialità, programmazione, organizzazione. Dunque, un processo complesso e impegnativo. Un processo basato sulla partecipazione, su relazioni, connessioni, scambi. Solidarietà, reti. Ma anche su valutazioni, resoconti, responsabilità. Dunque?

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