In Sicilia è iniziata la nefasta stagione degli incendi
Non possiamo accettare che si ripeta il disastro ambientale e paesaggistico del 2021
Paura e sconcerto, nella notte tra il 5 e il 6 maggio scorsi, per un vasto incendio (di origine dolosa – neanche a dirlo!) alimentato dal forte vento di scirocco, che ha interessato la montagna di Erice e ha portato all’evacuazione di diverse abitazioni. Le fiamme sarebbero partite vicino alla stazione della funivia, hanno distrutto il bosco di Martogna ed il versante fra Sant’Anna e Castellazzo: un danno incalcolabile per l’ampiezza del bosco bruciato, per l’avifauna in nidificazione ed anche per le prime rinunce da parte dei turisti. Il vento e gli incendi hanno caratterizzato la notte tra il 5 e il 6 maggio non solo a Erice ma anche a Palermo e in provincia. Diversi roghi sono divampati nella zona di Monreale, Pioppo, Cefalù, a Bagheria sul Monte Catalfano e a Termini Imerese. E ancora adesso la Sicilia continua a bruciare e, purtroppo, continuerà a bruciare.
Dunque, riecco, inesorabili quanto prevedibili, gli incendi nell’Isola. I primi dell’estate del 2022. Che dire? Il Governo regionale si desti rapidamente dal “sonno della ragione”, prima che si ripetano gli errori, gli sprechi e le omissioni, gravi, degli scorsi anni. Italia Nostra, che fa parte del Coordinamento “SalviAmo i Boschi Sicilia”, ha scritto da tempo al presidente della Regione Nello Musumeci, presentando molteplici analisi e proposte per una efficace ed efficiente gestione dei boschi e del patrimonio vegetale regionale. Stiamo altresì collaborando alla costituzione di una “Consulta Regionale per l’Ambiente”, una più ampia aggregazione di associazioni, impegnata, tra diversi obiettivi, a combattere il fenomeno degli incendi, perché di certo non possiamo accettare che si ripeta il disastro ambientale e paesaggistico del 2021, con circa 80.000 ettari di territorio bruciati.
«In Sicilia sono attualmente al lavoro poche migliaia di operai, del tutto insufficienti. Però non si possono assumere gli operai stagionali perché la Regione non ha ancora approvato la legge di stabilità. L’attività di prevenzione (viali tagliafuoco, rimozione della legna e dell’erba secca dalle stradine e dai bordi dei boschi, ecc.) potrebbe ridurre i danni in maniera significativa se si realizzasse da marzo a metà giugno. Invece, ogni anno, l’attività di prevenzione inizia a luglio, quando ormai non serve più. E non possiamo più ascoltare le ineffabili dichiarazioni del presidente Musumeci che, invece di riconoscere la propria inefficienza, scarica la responsabilità sui Comuni» – sostiene Totò Pellegrino, dirigente di Italia Nostra e componente del Coordinamento e della Consulta.
«Il giorno in cui avranno nell’organico un laureato in Scienze forestali e saranno consapevoli della necessità di “Piani di gestione” si potrà iniziare a parlare di lotta agli incendi» – afferma ancora una volta, sconsolato, Giuseppe Barbera, professore di colture arboree ed emerito dell’Accademia italiana di Scienze forestali.
Segnaliamo, infine, che raramente si individuano i criminali che appiccano gli incendi, e ciò è dovuto anche al gravissimo depotenziamento del Corpo Forestale Siciliano, che aveva circa 1.200 agenti e, adesso, ne ha appena 300, con il conseguente abbandono o svuotamento di molti “distaccamenti”.
Prof. Leandro Janni, presidente di Italia Nostra – Consiglio Regionale Sicilia