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Bilancio partecipativo, Polo Civico: “L’attivazione è soltanto uno dei primi passi di un processo di cambiamento”

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Il 18 gennaio sul sito del Comune sono stati pubblicati gli esiti della votazione dei progetti presentati dai cittadini e dalle associazioni perché fossero finanziati. Venti i progetti in gara, sei quelli ammessi a finanziamento, 1404 i cittadini votanti attraverso la procedura web adottata dal Comune. Cultura, decoro urbano e solidarietà sociale le aree dei progetti che hanno incontrato il favore dei cittadini.

A margine di questa notizia, per altro già diffusa dai quotidiani e dai giornali, vogliamo fare qualche riflessione, a partire dal significato del bilancio partecipativo cui appartiene questo iter di presentazione e votazione dei progetti.

Il Bilancio partecipativo è una forma di democrazia diretta attraverso la quale i cittadini scelgono autonomamente ogni anno come e dove investire una parte delle risorse del municipio ed è, di fatto, una delle poche possibilità offerte ai cittadini per esprimere il proprio potere decisionale, per il resto delegato alla classe politica.

L’amministrazione comunale ha destinato al bilancio partecipativo non solo il 2% dei trasferimenti regionali così come previsto dalla norma, cioè 54mila euro, ma sono state aggiunte risorse per 90mila euro per investimenti e questa è una scelta politica ben precisa: avviare un percorso di dialogo sociale, puntando a creare forti legami “verticali’ “istituzioni ed abitanti, e contemporaneamente solidi legami “orizzontali” tra i cittadini le loro organizzazioni sociali.

L’attivazione del bilancio partecipativo è soltanto uno dei primi passi di un processo di cambiamento che interessa la politica ma è, innanzitutto, una rivoluzione culturale perché si tratta di costruire un nuovo modello di partecipazione alla vita politica del proprio comune, superando le tradizionali forme “solo consultive” e creando un ponte tra democrazia diretta e quella rappresentata.

Quando abbiamo pensato e scritto il programma elettorale dell’Alleanza per la città nel 2014, ed abbiamo scelto di dare centralità alla partecipazione, alla costruzione di un rapporto diretto tra cittadini e governance locale, provando a riavvicinare le persone e l’elettorato alla politica e al governo del territorio, sapevamo che sarebbe stato difficile e faticoso, ma forse la realtà ha superato ogni nostra più catastrofica aspettativa.

La resistenza maggiore al cambiamento culturale l’abbiamo incontrata nella classe politica abituata a gestire la cosa pubblica nell’isolamento del Palazzo, dove con facilità si amministra “con alcuni” e “per alcuni” se non “per se stessi”; dove si perde il contatto con i bisogni reali dei cittadini perché si risponde alle richieste del “proprio elettorato”; dove fare politica diventa una professione, un privilegio e per alcuni anche esercizio di potere arrogante.

Partecipare direttamente alla gestione della cosa pubblica è l’unica arma che abbiamo noi cittadini e per questo si è cercato in questi quattro anni di amministrazione di dotare il nostro Comune degli strumenti necessari perché la partecipazione fosse garantita e disciplinata . Si è trattato di una guerra, diciamolo con franchezza, perché sistematicamente alcune forze politiche hanno lavorato per bloccare, imbrigliare, boicottare i processi messi in campo per coinvolgere i cittadini nell’iter nella gestione pubblica attraverso forme di democrazia diretta. Valga un solo esempio fra i tanti che è possibile fare: il 9 febbraio del 2018 il Consiglio Comunale ha bocciato il Regolamento della partecipazione.

Il Regolamento della partecipazione avrebbe disciplinato con regole chiare i rapporti tra le Consulte (ampliate e arricchite nel numero), i comitati di quartiere e l’amministrazione. Avrebbe istituito il Consiglio comunale dei ragazzi e delle ragazze, avrebbe definito i compiti di tutte le parti in causa per la stesura del bilancio partecipato, avrebbe messo nero su bianco che la città non è terra di conquista, bacino di voti, ma è co-protagonista assieme alla politica della gestione della cosa pubblica. Ma questo cambiamento ha fatto paura ai partiti (a partire da quel PD che oggi prova a sminuire il risultato positivo del bilancio partecipativo e che in quel Consiglio Comunale si è astenuto, lavandosene le mani alla Ponzio Pilato), perché di fatto libera dal giogo elettorale i cittadini, non più elettori di questo o quel consigliere comunale che risponderà alle richieste e sollecitazioni dei “suoi” elettori, ma cittadini liberi di votare chi si fa carico delle istanze della città intera.

Eppure la vecchia politica ha sottovalutato il processo di maturazione dei nostri concittadini che in questa occasione del Bilancio partecipativo in 1404 hanno votato i progetti in cui credevano, che si sono aggregati ed hanno lavorato per presentare proposte di interesse pubblico e comune e che si sono adoperati per far conoscere, e dunque far votare, le proposte in cui credevano.

Certamente ci sono ampi margini di miglioramento di questa procedura di finanziamento dei progetti presentati e votati dai cittadini, soprattutto nella pianificazione della comunicazione verso i cittadini, predisponendo, ad esempio, oltre agli strumenti web, anche forum, campagne di comunicazione, pubblicazioni in modo da raggiungere e coinvolgere ampi strati della società civile.

E ci sono stati anche passi avanti nel cammino verso la partecipazione, come l’approvazione da parte della Giunta del Regolamento del Bilancio partecipativo che sarà trasmesso, a breve, al Consiglio Comunale nella speranza che, questa volta, il civico consesso mostri una apertura diversa rispetto alla scorsa volta.

Per concludere, il bisogno che la Politica riconosca il protagonismo dei cittadini è chiaro e palese, per questo il Polo Civico, continuerà nel suo impegno per costruire processi di democrazia partecipata e, insieme alle forze politiche che in Città sentono la stessa responsabilità, saremo sempre vicini alle consulte, alle organizzazioni sociali, ai cittadini rappresentandone le istanze nelle Istituzioni.

 

Il  Polo Civico

 

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