Interessanti riflessioni del Maestro Enrico Melozzi sul futuro della musica ai tempi del Covid19
Gentili lettori, abbiamo rettificato l’articolo precedente in cui le riflessioni sottostanti venivano erroneamente attribuite a Giovanni Sollima. Ripubblichiamo l’articolo attribuendo le parole al loro legittimo proprietario, il Maestro Enrico Melozzi, scusandoci con lui per l’errore e ringraziando il Maestro Giovanni Sollima per la giusta segnalazione.
Dall’intervento del Maestro Enrico Melozzi alla conferenza per ridisegnare il futuro in seguito al Covid19 organizzato da Paolo Spada.
“In passato c’era più futuro…
In passato quando raggiungevamo una nuova città c’era sempre un telefono pubblico, e con una moneta potevamo chiamare il nostro amico e raggiungere anche lui. Oggi se hai il telefono scarico sei isolato.
In passato c’era più futuro, lo dice sempre un mio amico dj proiettato nella storia e nel futuro remoto. Un uomo tecnologico che però non riesce a capire come mai in passato ci fosse più futuro.
In passato c’era più futuro. I musicisti del passato avevano più orecchio, sperimentavano ogni giorno ma solo per ottenere un effetto più bello del precedente. Mai per creare cacofonie, dissonanze inutili, mal di pancia del pubblico. Sperimentavano per avere più pubblico, più applausi, più successo. Più guadagni.
In passato c’era più futuro: gli strumentisti suonavano meglio ma con strumenti molto peggiori di quelli di oggi.
Le corde si spezzavano facilmente ma le note viaggiavano lontanissimo, in un mondo senza inquinamento acustico, dove il suono di un tuono era il rumore più forte che si potesse immaginare.
In passato c’era più memoria. Sembra un paradosso ma è proprio così. Oggi segnamo i numeri sul cellulare mentre una volta i numeri si ricordavano a memoria. Oggi raggiungiamo i luoghi con un gps, e non ricorderemo mai il percorso fatto. Ci accorgeremo di questo solo il giorno in cui dovremo fare lo stesso percorso senza gps. Solo il giorno in cui ci dovremo ricordare un numero senza cellulare.
In passato c’era più futuro: i pittori inventavano colori e li estraevano dalle piante, dai sassi. Durano ancora oggi è ci raccontano emozioni da più di 500 anni. I colori di oggi ci arrivano via internet e dopo qualche mese si sono sbiaditi.
I pittori di una volta Erano capaci di fare fotografie a occhio, a mano libera, e di metterci un’emozione. Oggi tutti fotografiamo, e con i filtri siamo diventati tutti fotografi. Senza nemmeno renderci conto che la fotografia è qualcosa di completamente diverso da quello che fanno miliardi di persone ogni giorno facendosi un selfie. Senza nemmeno più essere quasi capaci di scrivere senza una tastiera, figuriamoci il disegno…
In passato c’era più futuro: l’opera lirica era la summa della poesia, della tecnologia, della ricerca musicale, della drammaturgia, dell’enterteinment, dell’improvvisazione, della tecnica, degli allestimentinti, della pubblicità: oggi il teatro lirico è simile a un museo, e gli uomini moderni hanno dimenticato le regole universali di quel mondo fatato.
In passato c’era più futuro: non esistevano i registratori, i dischi e i cd. E quindi ogni ascolto era unico. E tutti ricordavano perfettamente una melodia, sapendo che sarebbe stato molto difficile ascoltarla ancora, per una seconda volta. Oggi abbiamo il privilegio di ascoltare la nona di Beethoven per 3mila volte, ma quanti di noi riescono a ricordare tutte le note? E pensare che Beethoven non l’ha mai sentita… Mozart ha ascoltato la sua musica meno di quanto abbia potuto fare io con tutti i dischi che ho imparato. Ma ovviamente la mia scrittura non sarà mai come quella di Mozart. Perché ho avuto troppo futuro a disposizione.
Ecco se penso di immaginare un futuro vorrei metterci più passato. E prendere le nostre scoperte e utilizzarle nel modo migliore per non farci regredire ma migliorare. Lentamente. Col tempo necessario. La migliore forma di avanguardia oggi è guardare al passato come forma di stupore. E spero che in futuro ci sarà più passato.”
Chi è Enrico Melozzi?
Enrico Melozzi (Teramo, 22 giugno 1977) è un compositore, direttore d’orchestra e produttore discografico italiano.
Biografia
Enrico Melozzi nasce a Teramo nel 1977. Dimostra fin da piccolissimo spiccate attitudini musicali. Inizia lo studio del pianoforte a 8 anni, e subito comincia a comporre come audidatta, imparando le regole dell’armonia copiando centinaia di brani di Bach su un computer Amiga 500. Suo nonno era un ottimo chitarrista autodidatta. Si applica allo studio di diversi strumenti, e studia canto lirico, prima di diplomarsi in violoncello. A seguito della laurea in composizione gli è stato conferito il titolo di “Fellow of the London College of Music”.
Nel 1999 diventa assistente di Michael Riessler, con il quale collabora a decine di progetti, dapprima come copista, poi come arrangiatore e produttore artistico.
Nel 2002, terminati gli studi, si trasferisce a Roma dove, dopo aver lavorato per un breve periodo come turnista negli studi discografici romani, e come accompagnatore poli-strumentista in spettacoli di diversi autori attivi nella scena nazionale del teatro comico di narrazione, debutta come direttore d’orchestra all’Auditorium Parco della Musica con la sua opera su Oliver Twist.
Nell’ottobre del 2007 in occasione della riapertura del Duomo di Teramo compone la Sinfonia Concertante Il Nuovo Tempio, scritta in soli 11 giorni nel mese di agosto.
Viene invitato a suonare al Teatro Valle Occupato nel 6º giorno di occupazione (19 giugno 2011). Da quel momento partecipa attivamente all’occupazione dedicandosi prevalentemente all’ambito musicale, e lancia la “Vertenza Musica” alla quale aderiranno tra gli altri Stefano Bollani, Rita Marcotulli, Subsonica, Danilo Rea, Giovanni Sollima.
Proprio insieme a Sollima, Melozzi è stato fondatore del gruppo “100 Cellos”, e promotore della prima maxi-reunion di violoncellisti in Italia, che si è tenuta al Teatro Valle dal 16 al 18 marzo 2012, e ha radunato più di 140 violoncellisti provenienti da tutto il mondo. L’edizione del 2013 ha visto i 100 violoncelli sul palco del Concertone del Primo Maggio a Roma in Piazza San Giovanni di fronte a una platea di oltre 800mila persone.
Per il cinema ha composto colonne sonore per una decina di lungometraggi ed una quarantina di cortometraggi, molti dei quali hanno ricevuto riconoscimenti importanti; in particolare ricordiamo: il Nastro d’argento e il New York Short Film Festival con Il gioco di Adriano Giannini.
Nel 2016 fonda a Roma l’Orchestra Notturna Clandestina, di cui è direttore musicale. Per sostenere l’orchestra economicamente organizza a Roma i Rave Clandestini di Musica Classica, vero e proprio esperimento sociale in cui la musica classica è protagonista di un mega concerto di oltre 15 ore.
Nel 2017 debutta al Teatro Regio di Parma con la sua opera “Il Piccolo Principe”.
Nel 2019 viene invitato da Achille Lauro a dirigere l’Orchestra del Festival di Sanremo, per il quale orchestra la canzone Rolls Royce, esibendosi tra gli altri con Morgan. Nel 2020 è il direttore con più artisti a Sanremo, e conquista il podio per la seconda volta dirigendo “Ringo Starr”, brano dei Pinguini Tattici Nucleari. Nello stesso anno debutta al Teatro Sociale di Como la sua “Opera Crime”, la prima opera lirica interattiva al mondo.