Assolti i 5 stranieri accusati del sequestro di una giovane. Condanne solo per spaccio
L’unica colpa certa è di avere spacciato cocaina e hashish e quindi è scattata la condanna a 2 anni e 2 mesi ciascuno per cinque nigeriani – Cross Agbai, 36 anni, Majesty Wibo, 33 anni, Amaize Ojeomkhhi, 29 anni, Lucky Okosodo, 25 anni e Lawrence Ko Oboh, 42 anni – ma non ci sono elementi per sostenere la tesi che tutti loro abbiano effettivamente sequestrato, violentato e costretto a prostituirsi una giovane sancataldese. Una decisione, quella della Corte d’assise (presidente Roberta Serio, giudice a latere Graziella Luparello), in perfetta linea con la ricostruzione del pm Davide Spina, che aveva chiesto proprio quelle pene per spaccio, sollecitando l’assoluzione dalle accuse di sequestro di persona, violenza sessuale e sfruttamento della prostituzione. Troppe le zone d’ombra sulla ricostruzione di quanto accaduto alla fine del novembre di tre anni fa che il dibattimento non ha chiarito. Lo stesso pm Spina, durante la requisitoria, ha sottolineato come i testimoni abbiano fornito deposizioni contraddittorie che non hanno offerto conferme alle accuse iniziali. Infatti diversi testi avrebbero anche negato che nel corso della festa dove la giovane sarebbe stata sequestrata, giravano alcol e droga. E la stessa persona offesa, sentita più volte, non avrebbe offerto un racconto lineare dell’accaduto.
Secondo quanto emerso subito dopo l’arresto degli imputati nel novembre 2015 i cinque avevano sequestrato la giovane, segregandola in una casa del quartiere Angeli dove l’avrebbero violentata e fatta prostituire, dopo averla drogata perché non opponesse resistenza.
Ma c’erano diversi punti oscuri nella vicenda, soprattutto sulla fase del presunto sequestro del quale nessuno si sarebbe accorto, sebbene la giovane sarebbe stata prelevata a una festa dove si era recata insieme ad amici e i sequestratori avrebbero approfittato del fatto che era priva di conoscenza per avere assunto alcol e forse stupefacenti. I legali di parte civile dei familiari della giovane, gli avvocati Salvatore Falzone e Antonino Falzone, hanno chiesto la condanna per tutti i reati e il risarcimento danni, mentre gli avvocati difensori Michele Caruso, Giovanni Bellino e Mauro Lombardo avevano chiesto l’assoluzione da tutte le accuse, visto che per la difesa anche le quantità di stupefacenti trovate erano molto basse.