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Petitto: “Blackout informazioni, disumana sofferenza anche per i familiari dei pazienti del S.Elia”

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Riceviamo e pubblichiamo nota integrale.

I familiari dei pazienti ricoverati all’Ospedale Sant’Elia sono abbandonati a sé stessi: nessuno riceve informazioni ufficiali sullo stato di salute dei propri cari. Un vergognoso blackout! Alcuni familiari sono arrivati, anche, al punto di chiamare le forze dell’ordine. Tutto ciò è disumano!

Una cosa è chiara e tangibile: i vertici dell’ASP di Caltanissetta non hanno fatto nulla per garantire l’informazione sanitaria ai parenti dei ricoverati, né al Pronto Soccorso né tanto meno nei singoli reparti. E tutto questo è vergognoso e disumano.

I cartelli con le fasce orarie prestabilite per le informazioni ai parenti, affissi alle porte del Pronto Soccorso, sono un bluff perché i medici sono pochi, pochissimi e non possono assolvere anche a questo compito.

L’emergenza sanitaria e i protocolli di degenza ospedaliera in epoca Covid non possono privare i malati ed i loro familiari di umanità e dignità.

Le famiglie dei malati hanno diritto di essere informati quotidianamente dello stato di salute del proprio familiare, anziano o bambino che sia, dal personale sanitario a cui, dopo ogni singolo ricovero, viene fornito il numero di telefono di un referente della famiglia.

Per giorni e giorni, invece, le famiglie dei malati restano senza notizie ufficiali, dovendosi districare tra conoscenze e amicizie per elemosinare ciò di cui, invece, hanno pieno diritto.

Chi ha diritto ad un servizio non deve cercare favori e conoscenze più o meno “pesanti”: ne ha diritto e basta!

Stante il carico dei medici e dei sanitari tutti impegnati in prima linea nei reparti, in condizioni davvero precarie, con personale ormai all’osso, chi di dovere, ovvero i vertici dell’ASP, si attivino con somma urgenza e dispongano sistemi e canali ufficiali garantire ai familiari dei pazienti ricoverati le dovute e necessarie informazioni sulle condizioni dei familiari, quantomeno una volta al giorno.

Si acquistino immediatamente dispositivi telefonici (tablet o smartphon) che consentano a quei pazienti ricoverati che non possono telefonare o videochiamare perché intubati, con flebo, mascherine d’ossigeno, di sentire e vedere i propri familiari, almeno una volta al giorno.
Si assegni personale ad hoc ad ogni reparto ( i medici in pensione riassunti per l’emergenza con lauti compensi, o gli psicologi, o chiunque altro), che possa anche assolvere a tale incombenza giornalmente almeno per i degenti che non ne hanno possibilità.

Le famiglie hanno diritto di confortare, di regalare un sorriso, di conoscere per le vie ufficiali le condizioni di salute del proprio caro e di monitorare come sia assistito e curato.
Si può essere così insensibili davanti ad un anziano, un bambino, una mamma, ricoverati in letto di ospedale, senza notizie delle proprie famiglie?

E’ mai concepibile ed accettabile che una madre o un figlio non abbiano alcuna notizia sullo stato di salute del proprio caro?

L’efficienza di una gestione sanitaria non si misura sul numero dei nastri tagliati per inaugurazioni o per visite ufficiali di Assessori regionali, si misura sul servizio sanitario offerto che passa, imprescindibilmente, per il rispetto e la cura umana del malato.

 

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