Il procuratore generale Sergio Lari “saluta” Caltanissetta. “La mafia non è invincibile”
Dopo dieci anni in servizio a Caltanissetta, prima da procuratore capo e poi da procuratore generale, Sergio Lari lascia la toga e va in pensione. Stamattina la cerimonia di saluto nell’aula magna del palazzo di giustizia di via Libertà. Tra le attività più importanti coordinate da Lari le indagini sulla mafia in tutto il territorio nisseno e anche in quello ennese, sulle stragi del ’92, sullo spaccio e per finire anche l’inchiesta – iniziata sotto la sua guida – sul caso Saguto che riguarda le presunte irregolarità sull’attività della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo.
“Ho lavorato sempre con il massimo impegno e spero di avere contribuito a migliorare la qualità della vita dei cittadini del distretto giudiziario”, ha detto Sergio Lari fermandosi con i cronisti poco prima della cerimonia di saluto. “Il bilancio – ha aggiunto il magistrato palermitano – è sicuramente positivo. I momenti più belli sono legati alla lettura delle sentenze di condanna dei boss mafiosi, alcuni dei quali imputati nei nuovi processi per le stragi di Capaci e via D’Amelio. Quello che mi sento di dire è che la lotta alla mafia andrà avanti e condivido quanto sosteneva Giovanni Falcone, è cioè che la mafia, essendo un fatto umano, non è invincibile”.
Parole di elogio per Lari, definito magistrato di grande spessore umano e professionale, sono state spese dalla presidente della Corte d’appello Maria Grazia Vagliasindi, che ha “aperto” la cerimonia di saluto, durante la quale sono intervenuti anche il procuratore capo Amedeo Bertone, il presidente del Tribunale nisseno Daniele Marraffa, il sostituto procuratore generale Antonino Patti, i presidenti degli Ordini degli avvocati di Caltanissetta e Gela Pierluigi Zoda e Gioacchino Marletta e il dirigente amministrativo della Procura generale Alessandro Mastrosimone.