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Caltanissetta. Frana killer di via Gori: ultimo atto in Cassazione. Tre imputati

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Si scriverà nei prossimi giorni, a quasi dieci anni da quel maledetto 28 gennaio 2009, l’ultimo capitolo giudiziario legato alla tragedia di via Mario Gori, dove gli operai Felice Baldi e Santo Notarrigo persero la vita mentre lavoravano. La Corte di cassazione verrà infatti chiamata a rivedere le carte del processo per omicidio colposo ai nisseni Armando Amico, ex capo dell’Ufficio tecnico comunale, Giuseppe Bologna, geologo del Comune e Vincenzo Nucera, direttore del cantiere dei lavori che si eseguivano nella zona.

In appello, nel giugno 2017, a Nucera era stata ridotta la pena a 2 anni e 6 mesi rispetto ai 3 anni e 2 mesi inflittigli dal giudice di primo grado, mentre per Amico e Bologna la pena stabilita dalla Corte d’appello era stata di 1 anno e 8 mesi ciascuno rispetto ai 2 anni e 2 mesi a testa del processo di primo grado. Sentenza contro la quale i loro legali, gli avvocati Sergio Iacona, Michele Micalizzi, Giacomo Vitello e Raffaele Palermo hanno presentato ricorso.

Una tragedia che sconvolse la città otto anni fa, quando, intorno alle 14 di quel drammatico 28 gennaio, un muro di blocchi di Sabucina venne giù come un castello di carte che viene sfiorato, travolgendo il nisseno Santo Notarrigo e il sommatinese Felice Baldi, gli operai che lavoravano per costruire la rete di canalizzazione delle acque che da via Eber confluivano l’acqua nella sottostante via Gori. Anche la Corte d’appello aveva riconosciuto il risarcimento ai familiari delle vittime e all’Inail, parti civili con gli avvocati Giuseppe Dacquì, Angela Bertolino, Linda Sabìa, Salvatore Pecoraro e Giuseppe Vella. Ai genitori del giovane Felice Baldi, operaio sommatinese, andranno 220 mila euro ciascuno, alla compagna di Santo Notarrigo, invece, andranno 720 mila euro e 220 mila euro per la madre dello stesso Notarrigo. Per le sorelle dei due operai il risarcimento è di 50 mila euro ciascuna e per l’Inail di 197 mila euro.

Per la difesa, invece, non era possibile prevedere il crollo del muro da parte del geologo Bologna che non poteva pronunciarsi sulla stabilità di una struttura, e inoltre Nucera sarebbe stato solo un consulente e non il direttore dei lavori, mentre Amico aveva emesso un provvedimento per la messa in sicurezza del muro, ma il provvedimento era stato ignorato. Ora la parola passa alla Cassazione.